La rassegna “Femminile palestinese” quest’anno alla sesta edizione, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo, torna all’Accademia di Belle Arti di Napoli con la Mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura dei docenti Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno.

La mostra viene presentata il 29 novembre 2019, alle ore 11,00, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con la tavola rotonda che vede la partecipazione di Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Enrica D’Aguanno, Coordinatore del Corso di design della Comunicazione ABANA, Pino Grimaldi, Docente di metodologia del design ABANA, Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese e Marco Tortoioli Ricci, Presidente AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio al progetto.

Femminile palestinese racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce il progetto “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”.

18 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 18 designer sono oggetto di una mostra e di un catalogo, insieme ad un convegno che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

Alla base dell’iniziativa ci sono alcune domande: un buon progetto di comunicazione, come una serie di poster d’autore, su un tema sociale e politico, può contribuire a cambiare un punto di vista? O almeno a indurre una riflessione su un tema così delicato e dimenticato come la questione palestinese?

La mostra infatti non ha lo scopo semplicemente di esporre una serie di esercizi di stile di alcuni noti designer italiani, quanto quello di sollecitare un pensiero teorico sul rapporto fra design della comunicazione e impegno politico, in particolare sull’efficacia della comunicazione. In altri termini, la comunicazione di utilità sociale può essere anche azione politica, con qualche effetto concreto, come indurre le persone a pensare?

L’obiettivo, come tutti gli appuntamenti della rassegna Femminile palestinese, è quello di accendere i riflettori su un tema dimenticato, di togliere la Palestina dall’isolamento, innanzitutto culturale, in cui è stata sapientemente collocata e di contrastare la sistematica azione che lo storico israeliano Ilan Pappe definisce di “memoricidio nei confronti del popolo palestinese.

La mostra Comunicare la Palestina, una narrazione diversa rimane aperta dal 29 novembre 2019 fino al 10 gennaio 2020, dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00, al 1 ° piano dell’Accademia di Belle Arti di Napoli (Via Bellini 36 – via Costantinopoli 107 – www.abana.it)

Un particolare ringraziamento va agli autori che hanno aderito con i propri progetti: Enrica D’Aguanno, Geppy De Liso, Paolo De Robertis, Francesco Dondina, François Fabrizi, Cinzia Ferrara, Marialuisa Firpo, Pino Grimaldi, Gabriella Grizzuti, Gianni Latino, Roberta Manzotti, Armando Milani, Mario Piazza, Daniela Piscitelli, Andrea Rauch, Gianni Sinni, Leonardo Sonnoli, Marco Tortoioli Ricci.

INGRESSO LIBERO
DAL 29 NOVEMBRE AL 10 GENNAIO 2020

Prosegue la sesta edizione della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.

Giovedì 24 ottobre, alle ore 18,00, presso il Teatro Ghirelli di Salerno si tiene l’incontro con la poetessa palestinese Jumana Mustafa, autrice del libro “Inciampo non appena cammino lentamente” (Napoli 2011), che riunisce trentacinque poesie scelte dalle sue raccolte e riviste dalla stessa autrice per l’edizione italiana. Traduzione di Bianca Carlino.

Con l’autrice, Jumana Mustafa, sono presenti:
Omar Suleiman, Comunità palestinese Campania
Maria Rosaria Greco, curatrice

Commento musicale di Hartmann Quartett:
Daniele Apicella – tamburi a cornice e percussioni
Renata Frana- dilruba
Gabriele Pagliano – contrabbasso, viella
Carlo Roselli – citola, oud, robab, voce

 

Jumana Mustafa, nasce nel Kuwait nel 1977 da una famiglia palestinese, vive in Giordania dove ottiene la cittadinanza nel 2004. Lavora come corrispondente per diversi quotidiani, tra i quali il giordano Al Ghad nella sezione culturale.
Nel 2008 entra nella compagnia teatrale Al Fauanees con cui istituisce il Festival Poesia in teatro, che si svolge annualmente.
Si dedica alla poesia sin dall’infanzia e pubblica tre raccolte “Estasi Selvaggia” Dar al-Farabi, 2007, “Dieci donne”, Arab Institute for Research and Publiscing, 2009, “Una bellezza defunta vincerà la scommessa” Dar al-Farabi, 2011.
Partecipa a diversi festival internazionali di poesia e teatro in Italia, Siria, Tunisia, Algeria oltre che a numerose serate poetiche a Damasco, Amman e Beirut.
Attualmente lavora presso la UNDIP di Amman come responsabile del settore comunicazione e informazione .

La traduttrice Bianca Carlino (Palermo 1984) ha studiato la lingua araba nelle università di Tunisi, Palermo e Napoli . Ha tradotto in italiano alcune opere di Maram al-Masri

Ingresso gratuito

Parte la sesta edizione della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.

Il primo appuntamento, prima del programma autunnale 2019, si tiene venerdì 24 maggio, alle ore 19,00 presso il Circolo Arci Marea di via Capobianco 1, Salerno: “Femminile palestinese incontra Michele Giorgio” per la presentazione del suo libro “Israele, mito e realtà, il movimento sionista e la Nakba palestinese settant’anni dopo” (Edizioni Alegre) scritto insieme a Chiara Cruciati.
Intervengono:
Michele Giorgio, giornalista de Il Manifesto
Giso Amendola, docente di Sociologia del diritto, Università degli studi di Salerno
Roberto Prinzi, giornalista di Nena News Agency

Il libro è uscito nel maggio 2018, a settant’anni da un evento che ha trasformato il Medio oriente e il mondo intero: la fondazione dello Stato di Israele e la Nakba, cioè la catastrofe del popolo palestinese, che noi preferiamo chiamare, con lo storico israeliano Ilan Pappe, la pulizia etnica della Palestina.

Questo libro ripercorre la storia e l’attualità dell’idea di Israele, ricostruendo la genesi del movimento sionista e le sue conseguenze sulla popolazione palestinese attraverso analisi, ricerche, utilizzando fonti israeliane, palestinesi e internazionali, e con il racconto diretto di studiosi, esperti, protagonisti.

 

Gli autori mettono a fuoco alcuni concetti ideologici fondanti lo Stato ebraico e le politiche concrete del progetto sionista che si sono susseguite in questi decenni, analizzando anche la dimensione planetaria, culturale e politica della questione israelo-palestinese che influenza non pochi governi e mobilita tante società civili.

In questi oltre settant’anni si è passati da un sionismo “socialista”, fondato sul mito della conquista della terra e del lavoro, a un nazionalismo religioso, con inevitabile spostamento a destra della società israeliana.

Oggi prevale la narrazione sionista della storia della Palestina, che rimuove costantemente un fatto centrale, cioè che nella terra promessa del racconto biblico, dove i sionisti intendevano fondare il proprio Stato, c’era un altro popolo, quello palestinese, che sentiva quella terra come propria per il semplice fatto che ci viveva da secoli e secoli. Ed è questa l’origine della contraddizione irrisolta tra il mito di un focolare ebraico dove far tornare un popolo a lungo perseguitato, e la realtà di un progetto coloniale di insediamento della Palestina che sostanzialmente prevede il controllo di più terra possibile con il minor numero di palestinesi dentro.