24 maggio 2019

Femminile palestinese incontra Michele Giorgio

Parte la sesta edizione della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.

Il primo appuntamento, prima del programma autunnale 2019, si tiene venerdì 24 maggio, alle ore 19,00 presso il Circolo Arci Marea di via Capobianco 1, Salerno: “Femminile palestinese incontra Michele Giorgio” per la presentazione del suo libro “Israele, mito e realtà, il movimento sionista e la Nakba palestinese settant’anni dopo” (Edizioni Alegre) scritto insieme a Chiara Cruciati.
Intervengono:
Michele Giorgio, giornalista de Il Manifesto
Giso Amendola, docente di Sociologia del diritto, Università degli studi di Salerno
Roberto Prinzi, giornalista di Nena News Agency

Il libro è uscito nel maggio 2018, a settant’anni da un evento che ha trasformato il Medio oriente e il mondo intero: la fondazione dello Stato di Israele e la Nakba, cioè la catastrofe del popolo palestinese, che noi preferiamo chiamare, con lo storico israeliano Ilan Pappe, la pulizia etnica della Palestina.

Questo libro ripercorre la storia e l’attualità dell’idea di Israele, ricostruendo la genesi del movimento sionista e le sue conseguenze sulla popolazione palestinese attraverso analisi, ricerche, utilizzando fonti israeliane, palestinesi e internazionali, e con il racconto diretto di studiosi, esperti, protagonisti.

 

Gli autori mettono a fuoco alcuni concetti ideologici fondanti lo Stato ebraico e le politiche concrete del progetto sionista che si sono susseguite in questi decenni, analizzando anche la dimensione planetaria, culturale e politica della questione israelo-palestinese che influenza non pochi governi e mobilita tante società civili.

In questi oltre settant’anni si è passati da un sionismo “socialista”, fondato sul mito della conquista della terra e del lavoro, a un nazionalismo religioso, con inevitabile spostamento a destra della società israeliana.

Oggi prevale la narrazione sionista della storia della Palestina, che rimuove costantemente un fatto centrale, cioè che nella terra promessa del racconto biblico, dove i sionisti intendevano fondare il proprio Stato, c’era un altro popolo, quello palestinese, che sentiva quella terra come propria per il semplice fatto che ci viveva da secoli e secoli. Ed è questa l’origine della contraddizione irrisolta tra il mito di un focolare ebraico dove far tornare un popolo a lungo perseguitato, e la realtà di un progetto coloniale di insediamento della Palestina che sostanzialmente prevede il controllo di più terra possibile con il minor numero di palestinesi dentro.