Il prossimo appuntamento della rassegna “Femminile palestinese” prevede la Mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura di Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, presso la sede AIAP a Milano. La data programmata inizialmente è stata rinviata per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso. Al più presto verrà definito un nuovo calendario concordato con l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva (AIAP), e il suo Presidente Marco Tortoioli Ricci. Presumibilmente la data verrà fissata nell’Aprile 2021.

La mostra viene presentata a Napoli il 29 novembre 2019, alle ore 11,00, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, con la tavola rotonda che vede la partecipazione di Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Enrica D’Aguanno, Coordinatore del Corso di design della Comunicazione ABANA, Pino Grimaldi, Docente di metodologia del design ABANA, Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese e Marco Tortoioli Ricci, Presidente AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio al progetto.

Dopo l’opening in Accademia di Belle Arti a Napoli (29/11 – 10/01 scorso) la mostra arriva a Salerno al Teatro Ghirelli dove viene presentata il 31 gennaio 2020, alle ore 17,30, con la tavola rotonda a cui sono presenti Giovanni Petrone, Presidente di Casa del Contemporaneo, Pino Grimaldi, curatore della mostra e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Porta i saluti istituzionali, Antonia Willburger, Assessore alla Cultura del Comune di Salerno. Modera gli interventi Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese

Femminile palestinese racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce il progetto “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”.

19 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 19 designer sono quindi oggetto di questa mostra e del relativo catalogo. L’apertura della mostra diventa spunto di riflessione per il convegno che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

Alla base dell’iniziativa ci sono alcune domande: un buon progetto di comunicazione, come una serie di poster d’autore, su un tema sociale e politico, può contribuire a cambiare un punto di vista? O almeno a indurre una riflessione su un tema così delicato e dimenticato come la questione palestinese?

La mostra infatti non ha lo scopo semplicemente di esporre una serie di esercizi di stile di alcuni noti designer italiani, quanto quello di sollecitare un pensiero teorico sul rapporto fra design della comunicazione e impegno politico, in particolare sull’efficacia della comunicazione. In altri termini, la comunicazione di utilità sociale può essere anche azione politica, con qualche effetto concreto, come indurre le persone a pensare?

L’obiettivo, come tutti gli appuntamenti della rassegna Femminile palestinese, è quello di accendere i riflettori su un tema dimenticato, di togliere la Palestina dall’isolamento, innanzitutto culturale, in cui è stata sapientemente collocata e di contrastare la sistematica azione che lo storico israeliano Ilan Pappe definisce di “memoricidio nei confronti del popolo palestinese.

Un particolare ringraziamento va agli autori che hanno aderito con i propri progetti: Paolo Altieri, Enrica D’Aguanno, Geppy De Liso, Paolo De Robertis, Francesco Dondina, François Fabrizi, Cinzia Ferrara, Marialuisa Firpo, Pino Grimaldi, Gabriella Grizzuti, Gianni Latino, Roberta Manzotti, Armando Milani, Mario Piazza, Daniela Piscitelli, Andrea Rauch, Gianni Sinni, Leonardo Sonnoli, Marco Tortoioli Ricci.

 

Foto di Pino Grimaldi

Dopo l’opening in Accademia di Belle Arti a Napoli (29/11 – 10/01 scorso) la mostra arriva a Salerno al Ghirelli dove viene presentata il 31 gennaio 2020, alle ore 17,30, con la tavola rotonda a cui sono presenti Giovanni Petrone, Presidente di Casa del Contemporaneo, Enrica D’Aguanno e Pino Grimaldi, curatori della mostra e docenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Paolo Altieri, designer della comunicazione. Porta i saluti istituzionali, Antonia Willburger, Assessore alla Cultura del Comune di Salerno. Modera gli interventi Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese.

“Femminile palestinese” dal 2014 racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale, e con l’AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio all’iniziativa e che esporrà, nella propria sede a Milano, la mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”, subito dopo Salerno.

 

19 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 19 designer sono oggetto quindi della mostra e di un catalogo, insieme al convegno di apertura che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

 

Avevamo un concerto in programma per mercoledì 11 marzo, ore 20,30 al Teatro Ghirelli di Salerno con gli Hartmann, che presentavano il loro debut album “Trotula”. L’appuntamento faceva parte della settima edizione della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.

Per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso il concerto viene rinviato e verrà riproposto al più presto.

Il titolo dell’album è ispirato a Trotula De’ Ruggiero, famosa donna medico della Scuola Medica Salernitana, che fu esempio straordinario di confronto culturale. Racchiudeva in se le conoscenze mediche del mondo arabo, ebraico, latino e greco, e, inoltre, già nel Medioevo, aveva donne che studiavano e insegnavano medicina, le “mulieres salernitanae” di cui Trotula era la più conosciuta. Di lei parla M° Antonio Petti nel testo che gli Hartmann usano come riferimento per il loro album.

Hartmann:
Daniele Apicella: percussioni, voce
Renata Frana: dilruba, disegno
Orsola Leone: voce
Gabriele Pagliano: contrabbasso, viola da gamba
Carlo Roselli: oud, robab, citola, voce, narrazione

Serena Bergamasco: disegno luci
Gabriele Loria: producer, live sound engineer

HARTMANN E ALBUM TROTULA
In concerto, musica, poesia e narrazione si intrecciano continuamente dando vita ad un universo sonoro immaginifico e seducente, amplificato dall’uso di strumenti provenienti anche dal mondo arabo e indiano. La musica degli Hartmann ha creato grande suggestione con il commento musicale eseguito durante l’incontro con la poetessa palestinese Jumana Mustafa, ospite della rassegna Femminile Palestinese lo scorso ottobre, che ha letto le sue poesie in arabo dalla raccolta “Inciampo non appena cammino lentamente”.

L’album Trotula, stampato in vinile e in formato digitale, contiene brani con testi originali dedicati al mar Mediterraneo, luogo di speranza e viaggi rocamboleschi, intessuto dalle rotte di viaggiatori e migranti di ogni epoca, approdo mitico e concreto, ma anche pozzanghera nella quale l’Africa annega portando drammaticamente ognuno di noi a ripensare il significato di Civiltà.

Coprodotto con la Label Rupa Rupa records, “Trotula” è finanziato in crowfunding, con contributi provenienti da tutta Italia e da diversi paesi europei. In occasione del concerto è stato prodotto un CD a tiratura limitata (100 copie numerate), una collaborazione tra Rupa Rupa Records, Femminile Palestinese e teatrisospesi con brani dell’album e alcuni inediti

Info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

FEMMINILE PALESTINESE – VII EDIZIONE
Il concerto degli Hartmann doveva chiudere la mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” curata da Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, alla quale hanno aderito 19 designer della comunicazione (Teatro Ghirelli, 31/01 – 11/03). La mostra precedentemente è stata esposta a Napoli in Accademia di Belle Arti (29/11 – 10/01) con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale. Dopo Salerno la mostra sarà esposta a Milano, nella sede AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che ha dato il patrocinio all’iniziativa. Le date sono da definirsi vista l’incertezza attuale di programmare un calendario.

Mercoledì 4 marzo, alle ore 19,00, presso il teatro Ghirelli di Salerno continua la settima edizione della rassegna Femminile palestinese, con la proiezione di “A Gaza le donne” di Maria Rosaria Greco, il docufilm che racconta la storia di Madleen, Amena, Mashael, Taghreed, Shadia e Miriam, narrata dalle stesse protagoniste in un reportage su Gaza.

Sei donne, ognuna con un proprio percorso, ma tutte costrette, nella quotidiana oppressione dell’assedio israeliano, a vivere senza futuro, senza diritti, senza dignità e libertà di movimento, prigioniere nella propria terra e continuamente monitorate da droni in grado di uccidere in ogni istante figli, mariti, fratelli. La società tradizionalmente patriarcale non aiuta. Eppure sono donne forti, che sanno sorridere e ti accolgono come ospite prezioso. E tutte ti chiedono di raccontare al mondo, di togliere Gaza dall’isolamento in cui è stata abbandonata.

 

 

Il racconto di “A Gaza le donne” incomincia da qui, da questa vita che continua a pulsare nelle vene, a sgorgare nelle pieghe di un sorriso, e a resistere con forza nonostante le condizioni disumane. È la vita di donne, di persone semplici che vivono giorno dopo giorno a Gaza fra mille difficoltà, che continuano a tenere la testa alta, a difendere la propria famiglia, a difendere i propri diritti, consapevoli della feroce oppressione israeliana, ma determinate a non arrendersi.

Il documentario, prodotto da Casa del Contemporaneo, ci accompagna in un approfondimento sulla situazione di Gaza, che secondo un rapporto Onu del 2012 sarebbe diventata invivibile nel 2020. Ne parliamo con:
– Maria Rosaria Greco, autrice di “A Gaza le donne” e curatrice della rassegna
– Pino Grimaldi, consulente di “A Gaza le donne” e docente ABANA
– Angelo Stefanini, medico attualmente impegnato con il PCRF (Palestinian Children’s Relief Fund), già docente dell’Università di Bologna dove fonda il Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale (CSI), già responsabile dell’ufficio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Territori Palestinesi Occupati, dove ha anche lavorato nella Cooperazione italiana come responsabile del programma sanitario italiano.
(per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso Angelo Stefanini è in collegamento Skype)

Cosa significa che Gaza oggi è invivibile? Parliamo di condizioni essenziali di vita, legate alla potabilità dell’acqua, all’accesso alla corrente elettrica, alla possibilità di curarsi, di studiare, di lavorare, al livello di inquinamento da metalli pesanti dovuto ai bombardamenti, alla incredibile densità abitativa e al tasso elevatissimo e crescente di povertà.

 

 

Un particolare ringraziamento a Meri Calvelli e all’Ong italiana ACS – Associazione di Cooperazione e Solidarietà e Centro Italiano Di Scambio Culturale-VIK che ha permesso l’ingresso a Gaza, consentendo quindi le riprese e le interviste. Grazie ai preziosi accompagnatori che hanno tradotto le interviste: Said Almajdalawi, Muhammed Almajdalawi, Mohammed Malakhaofi. E grazie a tutti gli amici incontrati a Gaza.

Ma soprattutto grazie a loro: Madleen Kulab, Amena El Majdalawi, Mashael Al Najjar, Taghreed Jomaa, Shadia Nashwan, Miriam Abu Daqqa

Titolo “A Gaza le donne”
di Maria Rosaria Greco
Soggetto, Maria Rosaria Greco
Montaggio, Carlo Pecoraro
Consulenza, Pino Grimaldi
Produzione, Casa del Contemporaneo

Ingresso libero – info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

GAZA:
A Gaza vivono reclusi circa due milioni di abitanti in una striscia di terra di oltre 365 km quadrati. Il 56 % sono bambini, l’80% delle famiglie “vive” sotto la soglia di povertà, il 74% sono rifugiati, che vivono cioè con gli aiuti dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, che l’Amministrazione Trump vuole cancellare. Dall’inizio dell’assedio israeliano, cioè dal 2007, c’è stato un crollo totale dell’economia, con un tasso di disoccupazione superiore al 54%. La densità di popolazione è fra le più alte della terra, 5479 persone/km2, e la corrente elettrica viene fornita a intervalli di 8 ore, cioè 8 si e le altre no. L’acqua che esce dai rubinetti non si può bere, per avere acqua potabile bisogna comprarla, ma non tutti hanno i soldi per farlo, visto il livello impressionante di povertà. Usare acqua non pura comporta l’aumento esponenziale di tassi di insufficienza renale. Gli ospedali, che non possono ricevere adeguate attrezzature e farmaci di prima necessità perché considerati pericolosi da Israele, non riescono a fornire le cure essenziali. A questo si aggiunge che non esiste una struttura sanitaria specializzata in oncologia e ogni mese ci sono circa 120/160 nuovi casi di tumore.

Femminile palestinese, la rassegna curata da Maria Rosaria Greco con il sostegno del Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo, continua con il secondo appuntamento del 2020.

“Cinema, hummus e falafel” è la due giorni dedicata al cibo e al cinema palestinese che si tiene il 12 e 13 febbraio, alle ore 19,00 al teatro Ghirelli di Salerno.
Saranno proiettati i seguenti cortometraggi:
12 febbraio:
“Mate Superb” di Hamdi Al Hroub (2013) Palestina – 12’58”
“Omar” di Luca Taiuti e Marco Mario De Notaris (2019) Italia – 24′
13 febbraio:
12 e 13 febbraio, alle ore 19,00 al teatro Ghirelli di Salerno.

“The fading valley” di Irit Gal (2013) Palestina/Israele – 54′

Saranno con noi:
Hamdi Al Hroub, regista palestinese
Marco Mario De Notaris, regista
Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina
Omar Suleiman, attore palestinese
Luca Taiani, regista
Condurrà:
Maria Rosaria Greco, curatrice di Femminile palestinese

“Mate Superb” del giovane regista palestinese Hamdi Al Hroub, presente con noi alla proiezione, è ambientato a Gerusalemme dove è proibito fare parkour. Parla di un gruppo di amici palestinesi che non vuole rinunciare a correre e saltare sopra i tetti della città, riappropriandosi di un territorio occupato e negato, superando ostacoli e barriere urbane. Il parkour, con l’energia del corpo in movimento, diventa simbolo e desiderio di libertà e i ragazzi si esibiscono alla Porta di Damasco, l’emblema della cultura e identità palestinese.

“Omar” di Luca Taiuti e Marco Mario De Notaris, racconta la vita di Omar Suleiman, esule palestinese che da oltre 25 anni ha costruito a Napoli un movimento sociale e culturale attorno alle sue due attività, un caffè e un ristorante arabo. Ha fatto delle sue radici e delle sue idee di integrazione il simbolo di saggezza, di accoglienza, regalandoci le emozioni, i sapori, i profumi della sua terra. Sono presenti alla proiezione non solo i registi, ma lo stesso Omar che a fine serata ci farà gustare i suoi hummus e falafel.

“The fading valley” della regista israeliana Irit Gal, invece è un documentario che racconta il furto di acqua e di terra nella Valle del Giordano. Descrive la difficile vita dei villaggi beduini in estinzione e la loro sete di acqua, costretti a comprarla da Israele che ha dirottato tutte le fonti idriche alle proprie colonie, desertificando l’area intorno. Coniuga lo splendido paesaggio della Valle del Giordano alla tragedia umana dei suoi abitanti senza diritti. Ne parleremo in particolare con Luisa Morgantini da sempre molto attiva per la tutela di questa area.

A conclusione, in entrambe le serate, hummus e falafel per tutti, a cura del ristorante arabo Amir di Napoli. Ingresso 5 euro

 

 

“Femminile palestinese” quest’anno è alla settima edizione, il programma 2020 è iniziato lo scorso 31 gennaio con l’apertura della mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura di Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, alla quale hanno aderito 19 designer della comunicazione, e che rimarrà al Ghirelli fino all’11 marzo, con gli orari: 10,00-13,00 e 16,00-20,00 dal martedì al sabato. La mostra è stata esposta a Napoli in Accademia di Belle Arti (29/11 – 10/01) con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale. Subito dopo Salerno la mostra sarà esposta a Milano, nella sede AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che ha dato il patrocinio all’iniziativa.

Entro l’11 marzo, durante la mostra, sono previsti gli altri appuntamenti della rassegna: quindi dopo “Cinema, hummus e falafel” in programma il 12 e 13 febbraio, il 4 marzo (ore 19,00) ci sarà il videoreportage “Donne di Gaza” sulle condizioni femminili di vita nella striscia. E infine l’11 marzo (ore 20,00) si terrà il concerto con gli Hartmann che presentano il loro album “Trotula” che parla di Mediterraneo, donne e migrazione.

info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

Tutte le immagini di food utilizzate per questo evento sono della fotografa Alessandra Cinquemani, che ringraziamo per la concessione