Mercoledì 4 marzo, alle ore 19,00, presso il teatro Ghirelli di Salerno continua la settima edizione della rassegna Femminile palestinese, con la proiezione di “A Gaza le donne” di Maria Rosaria Greco, il docufilm che racconta la storia di Madleen, Amena, Mashael, Taghreed, Shadia e Miriam, narrata dalle stesse protagoniste in un reportage su Gaza.

Sei donne, ognuna con un proprio percorso, ma tutte costrette, nella quotidiana oppressione dell’assedio israeliano, a vivere senza futuro, senza diritti, senza dignità e libertà di movimento, prigioniere nella propria terra e continuamente monitorate da droni in grado di uccidere in ogni istante figli, mariti, fratelli. La società tradizionalmente patriarcale non aiuta. Eppure sono donne forti, che sanno sorridere e ti accolgono come ospite prezioso. E tutte ti chiedono di raccontare al mondo, di togliere Gaza dall’isolamento in cui è stata abbandonata.

 

 

Il racconto di “A Gaza le donne” incomincia da qui, da questa vita che continua a pulsare nelle vene, a sgorgare nelle pieghe di un sorriso, e a resistere con forza nonostante le condizioni disumane. È la vita di donne, di persone semplici che vivono giorno dopo giorno a Gaza fra mille difficoltà, che continuano a tenere la testa alta, a difendere la propria famiglia, a difendere i propri diritti, consapevoli della feroce oppressione israeliana, ma determinate a non arrendersi.

Il documentario, prodotto da Casa del Contemporaneo, ci accompagna in un approfondimento sulla situazione di Gaza, che secondo un rapporto Onu del 2012 sarebbe diventata invivibile nel 2020. Ne parliamo con:
– Maria Rosaria Greco, autrice di “A Gaza le donne” e curatrice della rassegna
– Pino Grimaldi, consulente di “A Gaza le donne” e docente ABANA
– Angelo Stefanini, medico attualmente impegnato con il PCRF (Palestinian Children’s Relief Fund), già docente dell’Università di Bologna dove fonda il Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale (CSI), già responsabile dell’ufficio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Territori Palestinesi Occupati, dove ha anche lavorato nella Cooperazione italiana come responsabile del programma sanitario italiano.
(per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso Angelo Stefanini è in collegamento Skype)

Cosa significa che Gaza oggi è invivibile? Parliamo di condizioni essenziali di vita, legate alla potabilità dell’acqua, all’accesso alla corrente elettrica, alla possibilità di curarsi, di studiare, di lavorare, al livello di inquinamento da metalli pesanti dovuto ai bombardamenti, alla incredibile densità abitativa e al tasso elevatissimo e crescente di povertà.

 

 

Un particolare ringraziamento a Meri Calvelli e all’Ong italiana ACS – Associazione di Cooperazione e Solidarietà e Centro Italiano Di Scambio Culturale-VIK che ha permesso l’ingresso a Gaza, consentendo quindi le riprese e le interviste. Grazie ai preziosi accompagnatori che hanno tradotto le interviste: Said Almajdalawi, Muhammed Almajdalawi, Mohammed Malakhaofi. E grazie a tutti gli amici incontrati a Gaza.

Ma soprattutto grazie a loro: Madleen Kulab, Amena El Majdalawi, Mashael Al Najjar, Taghreed Jomaa, Shadia Nashwan, Miriam Abu Daqqa

Titolo “A Gaza le donne”
di Maria Rosaria Greco
Soggetto, Maria Rosaria Greco
Montaggio, Carlo Pecoraro
Consulenza, Pino Grimaldi
Produzione, Casa del Contemporaneo

Ingresso libero – info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

GAZA:
A Gaza vivono reclusi circa due milioni di abitanti in una striscia di terra di oltre 365 km quadrati. Il 56 % sono bambini, l’80% delle famiglie “vive” sotto la soglia di povertà, il 74% sono rifugiati, che vivono cioè con gli aiuti dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, che l’Amministrazione Trump vuole cancellare. Dall’inizio dell’assedio israeliano, cioè dal 2007, c’è stato un crollo totale dell’economia, con un tasso di disoccupazione superiore al 54%. La densità di popolazione è fra le più alte della terra, 5479 persone/km2, e la corrente elettrica viene fornita a intervalli di 8 ore, cioè 8 si e le altre no. L’acqua che esce dai rubinetti non si può bere, per avere acqua potabile bisogna comprarla, ma non tutti hanno i soldi per farlo, visto il livello impressionante di povertà. Usare acqua non pura comporta l’aumento esponenziale di tassi di insufficienza renale. Gli ospedali, che non possono ricevere adeguate attrezzature e farmaci di prima necessità perché considerati pericolosi da Israele, non riescono a fornire le cure essenziali. A questo si aggiunge che non esiste una struttura sanitaria specializzata in oncologia e ogni mese ci sono circa 120/160 nuovi casi di tumore.

Femminile palestinese, la rassegna curata da Maria Rosaria Greco con il sostegno del Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo, continua con il secondo appuntamento del 2020.

“Cinema, hummus e falafel” è la due giorni dedicata al cibo e al cinema palestinese che si tiene il 12 e 13 febbraio, alle ore 19,00 al teatro Ghirelli di Salerno.
Saranno proiettati i seguenti cortometraggi:
12 febbraio:
“Mate Superb” di Hamdi Al Hroub (2013) Palestina – 12’58”
“Omar” di Luca Taiuti e Marco Mario De Notaris (2019) Italia – 24′
13 febbraio:
12 e 13 febbraio, alle ore 19,00 al teatro Ghirelli di Salerno.

“The fading valley” di Irit Gal (2013) Palestina/Israele – 54′

Saranno con noi:
Hamdi Al Hroub, regista palestinese
Marco Mario De Notaris, regista
Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina
Omar Suleiman, attore palestinese
Luca Taiani, regista
Condurrà:
Maria Rosaria Greco, curatrice di Femminile palestinese

“Mate Superb” del giovane regista palestinese Hamdi Al Hroub, presente con noi alla proiezione, è ambientato a Gerusalemme dove è proibito fare parkour. Parla di un gruppo di amici palestinesi che non vuole rinunciare a correre e saltare sopra i tetti della città, riappropriandosi di un territorio occupato e negato, superando ostacoli e barriere urbane. Il parkour, con l’energia del corpo in movimento, diventa simbolo e desiderio di libertà e i ragazzi si esibiscono alla Porta di Damasco, l’emblema della cultura e identità palestinese.

“Omar” di Luca Taiuti e Marco Mario De Notaris, racconta la vita di Omar Suleiman, esule palestinese che da oltre 25 anni ha costruito a Napoli un movimento sociale e culturale attorno alle sue due attività, un caffè e un ristorante arabo. Ha fatto delle sue radici e delle sue idee di integrazione il simbolo di saggezza, di accoglienza, regalandoci le emozioni, i sapori, i profumi della sua terra. Sono presenti alla proiezione non solo i registi, ma lo stesso Omar che a fine serata ci farà gustare i suoi hummus e falafel.

“The fading valley” della regista israeliana Irit Gal, invece è un documentario che racconta il furto di acqua e di terra nella Valle del Giordano. Descrive la difficile vita dei villaggi beduini in estinzione e la loro sete di acqua, costretti a comprarla da Israele che ha dirottato tutte le fonti idriche alle proprie colonie, desertificando l’area intorno. Coniuga lo splendido paesaggio della Valle del Giordano alla tragedia umana dei suoi abitanti senza diritti. Ne parleremo in particolare con Luisa Morgantini da sempre molto attiva per la tutela di questa area.

A conclusione, in entrambe le serate, hummus e falafel per tutti, a cura del ristorante arabo Amir di Napoli. Ingresso 5 euro

 

 

“Femminile palestinese” quest’anno è alla settima edizione, il programma 2020 è iniziato lo scorso 31 gennaio con l’apertura della mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura di Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, alla quale hanno aderito 19 designer della comunicazione, e che rimarrà al Ghirelli fino all’11 marzo, con gli orari: 10,00-13,00 e 16,00-20,00 dal martedì al sabato. La mostra è stata esposta a Napoli in Accademia di Belle Arti (29/11 – 10/01) con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale. Subito dopo Salerno la mostra sarà esposta a Milano, nella sede AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che ha dato il patrocinio all’iniziativa.

Entro l’11 marzo, durante la mostra, sono previsti gli altri appuntamenti della rassegna: quindi dopo “Cinema, hummus e falafel” in programma il 12 e 13 febbraio, il 4 marzo (ore 19,00) ci sarà il videoreportage “Donne di Gaza” sulle condizioni femminili di vita nella striscia. E infine l’11 marzo (ore 20,00) si terrà il concerto con gli Hartmann che presentano il loro album “Trotula” che parla di Mediterraneo, donne e migrazione.

info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

Tutte le immagini di food utilizzate per questo evento sono della fotografa Alessandra Cinquemani, che ringraziamo per la concessione

the wanted 18

Il giovane visual artist palestinese Amer Shomali, in Italia per la prima volta, insieme alle sue 18 mucche “wanted” dà il via alla quarta edizione della rassegna Femminile palestinese 2017, il cui focus quest’anno è l’arte della resistenza.

Femminile palestinese porta il film ed il suo autore in tre città – Salerno, Napoli, Roma – collocando gli appuntamenti in contesti accademici e artistici: l’Università degli studi di Salerno, l’Accademica di Belle Arti di Napoli,  il Museo MADRE di Napoli e l’Università La Sapienza di Roma.

The wanted 18

Il suo film The Wanted 18, di cui è coautore insieme al canadese Paul Cowan, è stato candidato agli Oscar 2016 nella categoria delle pellicole in lingua straniera. È un racconto di fatto al “femminile”: le protagoniste sono 18 mucche ricercate perché dichiarate “pericolose per la sicurezza di Israele”.
The wanted 18 è una produzione unica che combina animazione stop-motion, interviste, disegni originali e immagini d’archivio, e racconta una delle pagine più nobili della prima Intifada: la leggendaria disobbedienza civile portata avanti da tutta la popolazione di Beit Sahour. Nel film la storia di questo tentativo di boicottaggio economico viene spiegata, oltre che dagli attivisti, soprattutto dalle mucche: Ruth, la mucca israeliana orgogliosa, Rivka, la pacifista, Lola, la regina del dramma, Goldie, l’attivista politica, e Yara, il vitello. Le mucche diventano simbolo di un’intera comunità che si stringe attorno a un sogno, all’ideale di indipendenza con spirito di lotta e cooperazione, perché, come conclude lo stesso Shomali, che è il narratore nel film, “è necessario ostinarsi a credere nell’utopia”.

Grande ironia, quindi, e leggerezza nel descrivere una sollevazione popolare molto diversa dalla consueta immagine di giovani che lanciano pietre. Shomali ci mostra la potenza dell’attivismo che parte dal basso, della resistenza non violenta e del coraggio di chi vuole la propria indipendenza, ma anche l’amarezza, perché questa volontà e queste azioni purtroppo vengono annientate con gli accordi di Oslo. Secondo Intishal Al Timini (Sanad Foundation, Abu Dhabi Film Festival) “il film è divertente e serio, è uno dei più grandi film visti negli ultimi dieci anni”

Gli appuntamenti

Amer Shomali ci ha accompagnato in tre città – Salerno, Napoli e Roma. Negli incontri è stato proiettato il film “The Wanted 18” a cui è seguito un dibattito, oltre che con l’autore, con esperti di cinema e di cultura araba.

GLI APPUNTAMENTI:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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