Maldoriente

Chiudiamo la rassegna Femminile palestinese 2016 con un momento di grande intensità teatrale tutta al femminile. La raffinata interpretazione di Serena Gatti, ispirata ai romanzi di Suad Amiry, ha saputo mostrare con grande impatto la brutalità dell’occupazione. Con eleganza e leggerezza, ha puntato al cuore di tutti noi, portandoci per mano dentro alla vita di tutti i giorni, dentro ai diritti violati, al dolore, alle aspettative calpestate, alle umiliazioni reiterate, ma anche dentro alla forza e determinazione di un popolo che resiste. “Resteremo qua venti volte. All’infinito” 
Grazie a Serena e Raffaele di Azul Teatro, grazie a tutti gli amici che da Salerno e da fuori ci hanno seguito fino ad oggi, siete stati tantissimi e stupendi, davvero grazie. 
E grazie a Casa del Contemporaneo che ha sostenuto il nostro progetto culturale facendo una scelta coraggiosa e scomoda e inserendo quindi il nostro programma 2016 nel proprio cartellone. Casa del Contemporaneo ha dato spazio alla Palestina e alla sua cultura, esattamente mentre in Italia e in Europa vengono innalzate barriere e chiusure alle culture “diverse”. 
Resteremo qua venti volte. All’infinito..

La rassegna Femminile palestinese si è conclusa il 7 dicembre 2016 alle 21,00 presso la Sala Pasolini di Salerno, con lo spettacolo teatrale Maldoriente, ideato e interpretato da Serena Gatti, liberamente ispirato ai romanzi della scrittrice e architetto palestinese Suad Amiry, professore dell’università di Bir Zeit in Cisgiordania e direttore del Riwaq Centre for Architectural Conservation.

Lo spettacolo racconta le vicende di una donna palestinese costretta a vivere da clandestina nella propria terra natale e in cui il paesaggio viene trasformato giorno dopo giorno dal colonialismo da insediamento. E’ la storia di una donna per cui tutto diventa difficile: gli appuntamenti con il fidanzato, la cerimonia di nozze, ottenere la carta di identità, fra continue perquisizioni e valige in mano.

Maldoriente non è una pièce fatta da scene di sangue, di denuncia urlata, ma sa essere dura semplicemente con la descrizione della crudele vita quotidiana, animata da ricordi dolorosi, da dubbi, da pensieri contrapposti e struggenti. Sulla scena sono presenti soltanto una sedia e un piccolo tavolo, ma lo spazio teatrale viene totalmente riempito dall’interpretazione di Serena che, fra musica e danza, evoca i sentimenti di un popolo: speranze, delusioni, pazienza, rassegnazione, ironia, impotenza, frustrazione, paura, rabbia, ma anche forza, resistenza, riscatto.

Sono i pensieri di una donna simbolo di questo popolo la cui unica aspirazione è il rispetto dei propri diritti umani e civili calpestati. “La strada cambia, come quando torni a casa e trovi che la casa non c’è più” scrive Suad Amiry a cui si ispira la regista e performer pisana Serena Gatti, che nel 2005 fonda Azul Teatro.

Vivere in Palestina, amare, sposarsi, lavorare non sono diritti inalienabili come dovrebbe essere, perchè si tratta di una terra e di un popolo sotto assedio, a cui è costantemente negata l’identità culturale e politica.

 

 

La rassegna Femminile palestinese nel 2016 ha avuto come sottotitolo “l’occupazione oggi” perché ha voluto approfondire lo scenario contemporaneo, lo stato delle cose oggi in Palestina, dopo 68 anni di occupazione. Maldoriente, quindi, ci ha portato a riflettere proprio su questo tema analizzando la “normalità” della vita quotidiana, le difficoltà e le umiliazioni di chi vive sotto occupazione.

MALDORIENTE
Di e con: Serena Gatti
Disegno Luci: Marcello D’Agostino
Collaborazione artistica: Raffaele Natale

Produzione: Azul Teatro
in collaborazione con: Provincia di Pisa, Centro Nord-Sud

Il Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo ha supportato l’intero programma della terza edizione della rassegna Femminile palestinese, facendo propria la sua mission e raccogliendo una sfida: parlare di Palestina attraverso la sua cultura. Un particolare ringraziamento va a chi ha creduto in questo progetto, sostenendolo senza mai intaccarne l’autonomia.

CUCINA E MUSICA MEDITERRANEA è stata una serata bellissima, il 1 dicembre scorso al Pasolini di Salerno. Doppio appuntamento con la presentazione del libro di cucina “POP PALESTINE. Viaggio nella cucina popolare palestinese” e PALESTINE FOOD SOUND SYSTEM, lo spettacolo di cucina e musica di Daniele De Michele in arte DONPASTA. Serata piena di emozioni, di aromi, di storie raccontate fra musica e fornelli. Storie di donne, di meticciato, di migrazioni, di vita quotidiana in Palestina. 

Ovviamente rivendichiamo il nome di “Femminile palestinese” per le tagliatelle al sommacco, gamberi e cozze creato nella serata dall’equipe di chef, capitanata da don Pasta… (foto di Tamara Casula)

 

CUCINA E MUSICA MEDITERRANEA

La performance è la quinta serata dell’edizione 2016 di Femminile palestinese che si è tenuta giovedì 1 dicembre 2016, con un doppio appuntamento alla Sala Pasolini di Salerno:

1) alle 18,30 la presentazione del libro di cucina “POP PALESTINE. Viaggio nella cucina popolare palestinese” con Silvia Chiarantini, Alessandra Cinquemani e Daniele De Michele, in arte DonPasta. In collegamento audio Fidaa Ibrahim Abuhamdya.

2) alle 20,30 PALESTINE FOOD SOUND SYSTEM, spettacolo di cucina e musica di Daniele De Michele “DONPASTA”, regia, cucina e voce narrante, accompagnato dalla chitarra di Ernesto Nobili.

 

 

Nella prima parte della serata è stato presentato il libro di Fidaa Ibrahim Abuhamdiya e Silvia Chiarantini che non è solo un ricettario. POP PALESTINE CUISINE. Viaggio nella cucina popolare palestinese. Salam cuisine tra Gaza e Jenin, con fotografie di Alessandra Cinquemani (Edizioni Stampa Alternativa 2016) piuttosto è un taccuino di viaggio e di cucina in cui si spiega come preparare ottimi piatti, ma intanto si racconta la vita quotidiana e la storia di un popolo. Lo spunto nasce da un viaggio di quattro amici fiorentini che visitano la Palestina insieme a una guida speciale: Fidaa, giovane chef e blogger palestinese.

Un percorso di immagini di piatti fumanti, affollati mercati, storie di vita sotto occupazione, profumi di spezie, di caffè al cardamomo, di pita appena sfornata e di za’atar. Pop Palestine è la testimonianza di donne e uomini che in Palestina mantengono viva la propria storia e aperta la propria cucina.

 

 

Nella seconda parte della serata invece c’è stato PALESTINE FOOD SOUND SYSTEM, uno spettacolo di cucina e musica di Daniele De Michele, in arte “DONPASTA”, regia, cucina e voce narrante; musica di Ernesto Nobili

Il cibo è un concentrato di memoria, salvaguardia di un patrimonio, rappresentazioni simboliche, prisma perfetto attraverso cui osservare e raccontare i mutamenti della storia di un popolo. Perchè parlare di una ricetta significa ripercorrere la storia di chi la racconta.

Da Pop Palestine. Prefazione scritta da Daniele De Michele:
“Le ricette sono un momento di tregua, di pace prima della tempesta, dolce, malinconica, poetica tempesta, che questi avventurosi compagni di viaggio ci hanno regalato. Perché parlare di Palestina è un non senso, non ne parla nessuno in questi termini, a pochi viene in mente di considerarla meta turistica, nessuno immagina che ci sia una vita oltre la guerra, che esista una cucina che non sia da campo. E ci si ritrova piano piano immersi in un mondo inesplorato fino ad allora che diventa familiare, appassionante, pieno di umanità, di storie, di profumi.
Ci si dimentica allora delle ingiustizie, del fatto che quello è un luogo di deprivazione delle più semplici forme di diritto umano, si dimentica il processo storico assurdo che ha portato un popolo intero a scomparire, dileguarsi, perché gli equilibri del mondo non riuscivano ad assumersi le responsabilità della loro storia, dei colonialismi, dei nazismi, degli interessi economici, delle spartizioni territoriali.
La cucina rappresenta la vita quotidiana della gente, il suo stare al mondo, il suo affrontare le difficoltà e poi sedersi per un istante a rinfrancarsi e per farlo ci si mette in connessione con i propri avi, ci si siede con i propri ospiti e si preparano dolci manicaretti che rendono per un istante più bella la realtà.”

 

In questo spettacolo donpasta ha mixato il suo Food Sound System con le culture affacciate al Mediterraneo, partendo proprio dalla Palestina. Ha mescolato quindi cucina meticcia rigorosamente dal vivo, musica, racconto popolare per uno spettacolo a 360° tra il teatro contemporaneo, le favole di un vecchio cantastorie e le disavventure di un cuoco maldestro.

Tutti i sensi sono stati chiamati in causa: vista, gusto, olfatto, tatto, udito. Ogni testo, ogni parola, ha avuto un controcanto nelle immagini e nei suoni che dalla cucina raggiungevano la musica ispirando le melodie.

DonPasta può impiegare dieci ore per fare un sugo come si deve. Allora ne approfitta per raccontare storie, mentre zucchine, peperoni, melanzane fondono nell’olio e diffondono in sala odori di soffritto che risvegliano i sensi. Storie di un viaggiatore. Una sorta di road movie in cui in genere sfilano nonne ai fornelli, grandi tavolate e mercati rionali. Tuttifrutti culturale, melting pot artistico in una unione di nostalgia, speranza, riflessione, dove la cucina è cultura, profondamente ancorata nella nostra civilizzazione mediterranea.
La musica, rigorosamente dal vivo, suona verso i fornelli e i fornelli la ripagano della stessa moneta.

Dopo la presentazione del libro POP Palestine Cuisine e prima dello spettacolo di Don Pasta è stato offerto un aperitivo palestinese e a base di alici di Salerno organizzato dalla pescheria Luna Rossa di Pontecagnano.