Il prossimo appuntamento della rassegna “Femminile palestinese” prevede la Mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura di Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, presso la sede AIAP a Milano. La data programmata inizialmente è stata rinviata per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso. Al più presto verrà definito un nuovo calendario concordato con l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva (AIAP), e il suo Presidente Marco Tortoioli Ricci. Presumibilmente la data verrà fissata nell’Aprile 2021.

La mostra viene presentata a Napoli il 29 novembre 2019, alle ore 11,00, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, con la tavola rotonda che vede la partecipazione di Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Enrica D’Aguanno, Coordinatore del Corso di design della Comunicazione ABANA, Pino Grimaldi, Docente di metodologia del design ABANA, Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese e Marco Tortoioli Ricci, Presidente AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio al progetto.

Dopo l’opening in Accademia di Belle Arti a Napoli (29/11 – 10/01 scorso) la mostra arriva a Salerno al Teatro Ghirelli dove viene presentata il 31 gennaio 2020, alle ore 17,30, con la tavola rotonda a cui sono presenti Giovanni Petrone, Presidente di Casa del Contemporaneo, Pino Grimaldi, curatore della mostra e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Porta i saluti istituzionali, Antonia Willburger, Assessore alla Cultura del Comune di Salerno. Modera gli interventi Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese

Femminile palestinese racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce il progetto “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”.

19 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 19 designer sono quindi oggetto di questa mostra e del relativo catalogo. L’apertura della mostra diventa spunto di riflessione per il convegno che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

Alla base dell’iniziativa ci sono alcune domande: un buon progetto di comunicazione, come una serie di poster d’autore, su un tema sociale e politico, può contribuire a cambiare un punto di vista? O almeno a indurre una riflessione su un tema così delicato e dimenticato come la questione palestinese?

La mostra infatti non ha lo scopo semplicemente di esporre una serie di esercizi di stile di alcuni noti designer italiani, quanto quello di sollecitare un pensiero teorico sul rapporto fra design della comunicazione e impegno politico, in particolare sull’efficacia della comunicazione. In altri termini, la comunicazione di utilità sociale può essere anche azione politica, con qualche effetto concreto, come indurre le persone a pensare?

L’obiettivo, come tutti gli appuntamenti della rassegna Femminile palestinese, è quello di accendere i riflettori su un tema dimenticato, di togliere la Palestina dall’isolamento, innanzitutto culturale, in cui è stata sapientemente collocata e di contrastare la sistematica azione che lo storico israeliano Ilan Pappe definisce di “memoricidio nei confronti del popolo palestinese.

Un particolare ringraziamento va agli autori che hanno aderito con i propri progetti: Paolo Altieri, Enrica D’Aguanno, Geppy De Liso, Paolo De Robertis, Francesco Dondina, François Fabrizi, Cinzia Ferrara, Marialuisa Firpo, Pino Grimaldi, Gabriella Grizzuti, Gianni Latino, Roberta Manzotti, Armando Milani, Mario Piazza, Daniela Piscitelli, Andrea Rauch, Gianni Sinni, Leonardo Sonnoli, Marco Tortoioli Ricci.

 

Foto di Pino Grimaldi

Dopo l’opening in Accademia di Belle Arti a Napoli (29/11 – 10/01 scorso) la mostra arriva a Salerno al Ghirelli dove viene presentata il 31 gennaio 2020, alle ore 17,30, con la tavola rotonda a cui sono presenti Giovanni Petrone, Presidente di Casa del Contemporaneo, Enrica D’Aguanno e Pino Grimaldi, curatori della mostra e docenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Paolo Altieri, designer della comunicazione. Porta i saluti istituzionali, Antonia Willburger, Assessore alla Cultura del Comune di Salerno. Modera gli interventi Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese.

“Femminile palestinese” dal 2014 racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale, e con l’AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio all’iniziativa e che esporrà, nella propria sede a Milano, la mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”, subito dopo Salerno.

 

19 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 19 designer sono oggetto quindi della mostra e di un catalogo, insieme al convegno di apertura che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

La rassegna “Femminile palestinese” quest’anno alla sesta edizione, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo, torna all’Accademia di Belle Arti di Napoli con la Mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” a cura dei docenti Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno.

La mostra viene presentata il 29 novembre 2019, alle ore 11,00, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con la tavola rotonda che vede la partecipazione di Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Enrica D’Aguanno, Coordinatore del Corso di design della Comunicazione ABANA, Pino Grimaldi, Docente di metodologia del design ABANA, Maria Rosaria Greco, curatrice della rassegna Femminile palestinese e Marco Tortoioli Ricci, Presidente AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che da il patrocinio al progetto.

Femminile palestinese racconta la Palestina, attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, dando spazio a linguaggi artistici e culturali diversi. Negli anni la rassegna ha consolidato preziosi partenariati come in questo caso la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la quale nasce il progetto “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa”.

18 designer della comunicazione, docenti in università e accademie italiane, sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese, irrisolta dal 1948. Al di là della narrazione dominante che vede i palestinesi come terroristi e gli israeliani come vittime, non è mai stato presentato un progetto di comunicazione che faccia riflettere l’opinione pubblica, che possa contribuire a superare le ipocrisie della retorica della pace, mettendo a nudo una questione che è, tuttavia, piuttosto semplice. Gli israeliani hanno occupato la Palestina, cacciando i palestinesi e costringendoli a vivere in condizioni di subalternità sociale, morale, culturale, economica. I palestinesi sono prigionieri in casa propria.

I progetti dei 18 designer sono oggetto di una mostra e di un catalogo, insieme ad un convegno che affronta il tema della comunicazione sociale, della utilità ed efficacia del design per trasferire idee politiche, consapevolezza e impegno sociale.

Alla base dell’iniziativa ci sono alcune domande: un buon progetto di comunicazione, come una serie di poster d’autore, su un tema sociale e politico, può contribuire a cambiare un punto di vista? O almeno a indurre una riflessione su un tema così delicato e dimenticato come la questione palestinese?

La mostra infatti non ha lo scopo semplicemente di esporre una serie di esercizi di stile di alcuni noti designer italiani, quanto quello di sollecitare un pensiero teorico sul rapporto fra design della comunicazione e impegno politico, in particolare sull’efficacia della comunicazione. In altri termini, la comunicazione di utilità sociale può essere anche azione politica, con qualche effetto concreto, come indurre le persone a pensare?

L’obiettivo, come tutti gli appuntamenti della rassegna Femminile palestinese, è quello di accendere i riflettori su un tema dimenticato, di togliere la Palestina dall’isolamento, innanzitutto culturale, in cui è stata sapientemente collocata e di contrastare la sistematica azione che lo storico israeliano Ilan Pappe definisce di “memoricidio nei confronti del popolo palestinese.

La mostra Comunicare la Palestina, una narrazione diversa rimane aperta dal 29 novembre 2019 fino al 10 gennaio 2020, dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00, al 1 ° piano dell’Accademia di Belle Arti di Napoli (Via Bellini 36 – via Costantinopoli 107 – www.abana.it)

Un particolare ringraziamento va agli autori che hanno aderito con i propri progetti: Enrica D’Aguanno, Geppy De Liso, Paolo De Robertis, Francesco Dondina, François Fabrizi, Cinzia Ferrara, Marialuisa Firpo, Pino Grimaldi, Gabriella Grizzuti, Gianni Latino, Roberta Manzotti, Armando Milani, Mario Piazza, Daniela Piscitelli, Andrea Rauch, Gianni Sinni, Leonardo Sonnoli, Marco Tortoioli Ricci.

INGRESSO LIBERO
DAL 29 NOVEMBRE AL 10 GENNAIO 2020

Sanjay Kanza Banik (India) Tabla indiane, percussioni; Amal Ziad Kaawash (Libano/Palestina), cantante e illustratric; Helmi M’hadhbi (Tunisia) Oud; Dalal Suleiman (Italia/Palestina) attrice e ballerina; Angel Ballester (Cuba) Sax, flauto e clarinetto. Foto di Maria Rosaria Greco

 

Mediterraneo, musica e donne verso Gaza

Concerto a supporto del progetto Women’s Boat to Gaza (ITA/EN)

Domenica 18 settembre 2016 alle ore 21, presso la Sala Pasolini di Salerno, la rassegna “Femminile palestinese”, curata da Maria Rosaria Greco, ospita “Jussur Project e Amal Ziad Kaawash in concerto”, l’affascinante e raffinato momento musicale che da forma alle onde del Mediterraneo.

Sono onde che si materializzano nel movimento sinuoso del corpo di Dalal, nel suono ancestrale dell’oud di Helmi che corteggia le dolcissime onde sonore della voce di Amal. Ancora onde avvolgenti escono dal sax di Angel che diventano poi pulsanti, incalzanti con le tabla indiane di Sanjay. È una performance in cui i ritmi mediterranei mettono in contatto quattro continenti, Africa, America, Asia e Europa perché la musica non conosce confini.

La formazione del gruppo Jussur Project è internazionale:
Helmi M’hadhbi (Tunisia) Oud – Angel Ballester (Cuba) Sax, flauto e clarinetto – Sanjay Kanza Banik (India) Tabla indiane, percussioni. Inoltre con i musicisti, voce e corpo on stage, Dalal Suleiman (Italia/Palestina) attrice e ballerina.

Al gruppo, per questo concerto, si unisce una special guest: Amal Ziad Kaawash (Libano/Palestina), cantante e illustratrice di Beirut per la prima volta in Italia.

 

 

Femminile palestinese” insieme a Casa del Contemporaneo, che promuove la rassegna, dedicano questo concerto all’unione di più sponde del Mediterraneo, in particolare a una iniziativa tutta al femminile a cui andrà il ricavato: WOMEN’S BOAT TO GAZA, il progetto internazionale della Freedom Flotilla Coalition (sostenuto da Freedom Flotilla Italia)che prevedeva la partenza da Barcellona il 14 settembre di due imbarcazioni dirette verso Gaza con lo scopo di attirare l’attenzione del mondo sull’assedio illegale a cui è costretta la striscia di Gaza e i suoi quasi due milioni di abitanti.

L’equipaggio è composto interamente da donne: marinaie, attiviste, esponenti della società civile per ricordare a tutti l’importanza del ruolo femminile nella resistenza quotidiana all’occupazione israeliana e anche per unire donne di altri paesi alle donne di Gaza, perché non si sentano sole, isolate dall’assedio inumano che dura dal 2007. È un messaggio di speranza.

Amal (speranza) è proprio il nome della barca capofila ed è anche il nome della special guest del concerto, Amal Ziad Kaawash, che in quanto cartoonist ha creato un personaggio, una bambina ombra dalle trecce lunghe che ha come sogno irraggiungibile il ritorno in Palestina: Meiroun, dal nome del villaggio palestinese da cui la sua famiglia viene cacciata nel 1948. Meiroun simbolicamente sarà su quella imbarcazione, con le sue trecce al vento, diretta verso Gaza insieme alle altre donne, tutte unite nella speranza.

Qui di seguito alcune delle partecipanti dirette a Gaza:
– Mairead Maguire (Irlanda del Nord), militante pacifista, Premio Nobel per la Pace nel 1976
– Marama Davidson (Nuova Zelanda) portavoce dei Verdi per i Diritti Umani
– Naomi Wallace (USA), scrittrice e sceneggiatrice
– Eva Manly (Canada) fotografa e regista di documentari , attivista per i diritti umani
– Marilyn Porter (Canada) accademica e attivista per i diritti delle donne, esperta marinaia
– Wendy Goldsmith (Canada) assistente sociale e attivista per i diritti umani
– Gerd von der Lippe (Norvegia) accademica e atleta professionista
– Fauziah Mohd Hasan (Malaysia) medico e attivista per i diritti umani
– Çiğdem Topcuoglu (Turchia) atleta professionista e allenatrice. Ha già navigato con Freedom Flotilla, sulla Mavi Marmara nel 2010. Con lei a bordo c’era il marito che venne ucciso durante la violenta aggressione dell’esercito israeliano che causò 10 vittime.”Sì, ho paura – ha detto una delle partecipanti, Wendy Goldsmith, madre di tre figli – ma ho più paura se non faccio nulla”

 

Contro l’occupazione illegale si muove la rassegna “Femminile palestinese” che quest’anno arriva alla terza edizione affrontando il tema del contemporaneo: “l’occupazione oggi” è il sottotitolo del 2016 per analizzare qual è il quadro attuale della Palestina, dopo 68 anni di occupazione. In questa riflessione il ruolo della donna è ancora una volta centrale per come sa ridisegnare e mettere in discussione i confini e le narrazioni dominanti.

La rassegna in questi anni ha sottolineato la necessità di approfondire il dialogo fra le culture che da sempre si relazionano nel nostro mare. “femminile palestinese” vuole essere un luogo di incontro. Oggi più che mai, in pieno clima di allarmismo e islamofobia scatenato dai fatti tragici che attraversano l’Europa e dai disperati flussi migratori, il partenariato di Casa del Contemporaneo e del Comune di Salerno, conferisce un particolare significato istituzionale al doveroso percorso di conoscenza e confronto fra tutte le culture del Mediterraneo.

In questa terza edizione inoltre l’agenzia giornalistica internazionale NenaNews si trasforma da mediapartner a soggetto promotore arricchendo la rassegna di un’equipe di giornalisti esperti di cultura araba e corrispondenti dal Vicino Oriente.
Mediapartner anche quest’anno sono il quotidiano Il Manifesto e l’emittente televisiva LiraTV

 

 

BREVE PRESENTAZIONE DEGLI ARTISTI :

Helmi Mhadhbi – tunisino, musicista e compositore, vive tra Trento e Parigi. A 5 anni comincia a suonare il darbouka, lo strumento tradizionale a percussione molto popolare nella musica araba. Ad 11 anni si iscrive al Conservatorio Nazionale di Tunisi per studiare l’oud e il pianoforte. Dopo una breve tappa romana nel 2000, Helmi decide di rimanere in Italia, a Trento, dove continua la sua esperienza musicale, collabora con una compagnia di flamenco e nel 2005 conosce il violinista Corrado Bungaro. Quest’incontro sarà una svolta nella sua carriera musicale. I due, infatti, fonderanno insieme l’orchestra multietnica “Orchextra Terrestre”. Un’orchestra costituita da musicisti provenienti da ogni angolo della Terra, capaci di mixare in maniera armoniosa e coerente suoni, lingue e linguaggi, culture e colori del mondo intero. Ha partecipato a numerosi Festival, a Tunisi, Lugano, Berlino, Trento.

 

 

Angel Ballester – cubano, vive a Trento, ha studiato persso la Escuela Nacional de Arte dell’ Avana, Cuba. Musicista e compositore jazz, insegnante di musica, ha una lunga carriera che lo ha portato a diversi premi, a Cuba e in Francia, a Londra e a Miri, in Malesia. Le sue esperienze professionali vanno da Cuba al Canada, dalla Svizzera a New York, al Brasile. Insegnante nei primi anni 2000 in Svizzera, Francia, Germania. Ha lavorato con Musique en marche, in Belgio. Fa parte del quintetto Ensemble Turchese.

 

Sanjay Kansa Banik – indiano, vive a Roma. E’ un giovane solista di tabla, allievo dei maestri Sri Goutam Dam e Dulal Natto del Gharana di Benares, ha alle spalle un’intensa carriera di festival e di premi. Fa parte dell’Orchestra di Piazza Vittorio e recentemente il regista Simone Mariani ha girato un documentario su di lui dal titolo “A journey on the tabla”. Di recente, ha ottenuto il titolo di miglior musicista dalla All India Radio di Calcutta, dove ha inciso molti brani e ha partecipato a varie trasmissioni. A Roma, collabora attivamente con il progetto Indo-pizzica e sta cercando di attivare un centro di cultura per l’insegnamento degli strumenti della musica classica Industani e della danza Kathak e Bharata Natyam.

 

Dalal Suleiman, – attrice di cinema, di teatro e ballerina; italiana, di padre palestinese, vive a Roma. Protagonista di corti, attrice in fiction televisive e in docufilm, Dalal ha anche una notevole esperienza di teatro: ha recitato infatti, tra l’altro, con Pamela Villoresi, in “Nata sotto una pianta di datteri” per la regia di Gigi Di Luca per il Napoli Teatro Festival e nell’ “L’opera da tre soldi” di B. Brecht, per la regia di Luca De Fusco, con Massimo Ranieri; in “La casa di Bernarda Alba” di G.Lorca, per la regia di Lluis Pasqual, con Lina Sastri, al Teatro Stabile Mercadante; “Quattro bombe in tasca” di Ugo Chiti per la regia di Ciro Sabatino; “Mi chiamo Omar” scritto e diretto da Luisa Guarro; danzatrice nel gruppo etno-folcloristico SYNAULIA, diretto da Walter Maioli, basato su un progetto di recupero del patrimonio artistico etrusco e dell’antica Roma; danzatrice nel gruppo KOLEDARI di danze etno-mediterranee, diretto da Cinzia Musella, con cui ha partecipato a diversi festival di danze popolari.

 

Amal Ziad Kaawash – Illustratrice e cantante palestinese, nata in Libano, vive a Beirut. Si esibisce in Italia per la prima volta.
Come illustratrice, Amal è conosciuta soprattutto per il suo personaggio di nome Meiroun, una bambina ombra dalle lunghe trecce, che porta il nome del villaggio palestinese da cui fu evacuata la sua famiglia nel 1948; Meiroun porta con se un desiderio struggente e irraggiungibile, rappresentato dalla luna sempre presente nei suoi disegni, il desiderio del ritorno in Palestina. Nel 2008 Amal vince con Meiroun il primo posto nel concorso “Handala – The cultural resource” di cartoons che commemora la Nakba Palestinese. I suoi disegni sono pubblicati su Assafir (giornale libanese) e vari media e piattaforme social.
Come cantante, Amal ha iniziato come componente della Jafra band di canti palestinesi, nel 2001, a Beirut, prima di intraprendere la propria carriera di cantautrice indipendente. Amal ha studiato il canto arabo presso il Conservatorio nazionale Libanese di Musica ed ha collaborato con musicisti locali e internazionali, come Ahmad Qaabour (Libano) e Opgang 2 (Danimarca).

 

info e prenotazioni:
Tel +39 345 4679142 – mail info@casadelcontemporaneo.it
biglietto 15 euro
Salerno – Sala Pier Paolo Pasolini (ex Cinema Diana) ore 21
Lungomare Trieste, zona Santa Teresa
www.casadelcontemporaneo.it 
www.femminilepalestinese.it

Oltre al ricavato del concerto: WOMEN’S BOAT TO GAZA è un progetto autofinanziato, un vostro picolo contributo, anche piccolissimo, sarebbe di grande aiuto, grazie
fate un bonifico su c/c Freedom Flotilla Italia
c/o Banca Sella – Palermo
IBAN : IT08Q0326804605052337116090
https://www.freedomflotilla.org/
https://wbg.freedomflotilla.org/
http://www.freedomflotilla.it/

 

ENGLISH

Mediterranean, music and women to Gaza
Concert in support of the Women’s Boat to Gaza project

On Sunday 18th of September 2016, h. 21:00, at Sala Pasolini theatre in Salerno (Italy), the festival “Femminile Palestinese” (women of Palestine), organized by Maria Rosaria Greco, hosts “Jussur Project and Amal Ziad Kaawash in concert”, the fascinating musical event that gives shape to the Mediterranean waves.

Those are waves materializing in the sinuous movement of Dalal’s body, in the ancestral sound of Helmi’s oud that pursues the pleasant sound waves of Amal’s voice. Moreover, entrancing waves are from Angel’s sax and from the pulsating Indian tabla of Sanjay. It is a performance in which the Mediterranean rhythms connecting four continents, Africa, America, Asia and Europe, because music doesn’t know borders.

The Jussur Project team is international: Helmi M’hadhbi(Tunisia) Oud – Angel Ballester (Cuba) Sax, flute and clarinet – Sanjay Kanza Banik (India) Tabla and percussions. And with the musicians, voice and body on stage, Dalal Suleiman(Italy/Palestine) actress and dancer. Special guest in this event is Amal Ziad Kaawash (Lebanon/Palestine), singer and cartoonist from Beiruth, for the first time in Italy.

“Femminile Palestinese”, jointly with the festival promoter Casa del Contemporaneo, dedicates this concert to the union of shores of the Mediterranean sea, particularly to a totally feminine initiative to which the proceeds will be donate: WOMEN’S BOAT TO GAZA, an international project by the Freedom Flotilla Coalition, starting in Barcelona on the next September 14 with the departure of two boats en route for Gaza. Women only crews abord, in order to sensitize the world to the illegal siege which the Gaza Strip and its two million inhabitants have been forced to, since 2007, and to remind of the importance of women’s role in the daily resistance to Israeli occupation. Last and not least, to unite women from other countries to women from Gaza, because they aren’t lonely, isolated, it is a message of hope.

Amal (“hope” in Arabic) is the name of the new Flotilla’s flagship and the name of the special guest Amal Ziad Kaawash, as well. She, as a cartoonist, created a character, Meiroun, that is a long braided shadow-girl, dreaming of the return to Palestine. Meiroun is the Palestinian village from which her family was expelled in 1948. So Meiroun symbolically will be on that boat, with her tresses in the wind, going to Gaza with other women, all united in hope.

Some members of the crew:
• Mairead Maguire (North Ireland), pacifist militant, 1976 Nobel Prize for the Peace;
• Marama Davidson (New Zeland), spokesperson of the Green for Human Rights;
• Naomi Wallace (USA), author and screenwriter;
• Eva Manly (Canada), photographer and documentarist , human rights activist;
• Marilyn Porter (Canada), professor and women rights activist, able seawoman;
• Wendy Goldsmith (Canada), social worker and human rights activist;
• Gerd von der Lippe (Norway), professor and professional sportswoman;
• Fauziah Mohd Hasan (Malaysia), physician and human rights activist;
• Çiğdem Topcuoglu (Turchia) professional athlete and trainer (she was on the Mavi Marmara boat in the 2010 Freedom Flotilla: her husband was killed during the aggression against the pacific mission by Israeli army, that caused 10 victims).

“Yes, I’m afraid – said Wendy Goldsmith, mother of three – but I’m more afraid of not doing anything.”