Dal 4 al 6 ottobre 2023 a Napoli e Salerno

Torna “Femminile palestinese”, la rassegna nata nel 2014 a cura di Maria Rosaria Greco con il sostegno del Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo. L’edizione 2023 va dal 4 al 6 ottobre p.v., con incontri organizzati a Napoli e Salerno. Focus di quest’anno “il racconto”.Nel 1982 Edward Said scrive un famoso articolo intitolato “Permesso di raccontare” per sottolineare che nonostante lo squilibrio di potere militare, economico e politico tra palestinesi e Israele, nessuno poteva impedire ai palestinesi di raccontare la loro storia, perché la Palestina può essere occupata, colonizzata e oppressa, ma la narrazione palestinese non potrà mai essere messa a tacere.Con “Femminile palestinese” quindi ritorna il racconto della Palestina che questa volta viene fatto attraverso il fumetto e il cortometraggio. E se il focus è il racconto, la rassegna ospita ben tre incontri con il cartoonist palestinese Mohammad Sabaaneh in Italia per presentare il suo graphic novel “Racconto Palestina” appena pubblicato da Mesogea (settembre 2023) nella collana Cartographic, traduzione di Enrica Battista. E vengono proiettati due cortometraggi: “A Vittorio Arrigoni” di Giulia Rosco e Margherita Parascandolo e “il cielo di Sabra e Chatila” di Eliana Riva.

PROGRAMMANapoli – Mercoledì 4 ottobre doppio appuntamentoore 11,30 – nella Sala Conferenze di Palazzo Corigliano, incontro con il cartoonist e artista palestinese Mohammad Sabaaneh, vincitore nel 2022 del prestigioso Palestine Book Awards, che presenta il suo graphic novel “Racconto Palestina” in collaborazione con il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli L’Orientale e con la Comunità palestinese Campania.Con l’autore dialogano Monica Ruocco, Enrica Battista e Maria Rosaria Greco.ore 20,30 – presso il Ristorante Amir, via Santa Chiara 25, Mohammad Sabaaneh presenta il suo graphic novel “Racconto Palestina” in collaborazione con la Comunità palestinese Campania. A seguire cena palestinese a sostegno dell’iniziativa. Prenotazione obbligatoria al n. 081-5527380.Con l’autore dialogano Omar Suleiman, Enrica Battista e Maria Rosaria Greco.Salerno – Giovedì 5 ottobreore 19,00 – al Teatro Ghirelli di Salerno (via Antonio Gramsci) il terzo appuntamento con il fumettista Sabaaneh che presenta il suo graphic novel “Racconto Palestina” in collaborazione con la Comunità palestinese Campania e l’associazione Emersa. Con l’autore dialogano Enrica Battista, Maria Rosaria Greco, Andrea Monetta. Letture di Omar Suleiman.Salerno – Venerdì 6 ottobreore 18,30 – al Teatro Ghirelli di Salerno (via Antonio Gramsci) proiezione di due cortometraggi: “A Vittorio Arrigoni” con la regista Giulia Rosco e l’autrice Margherita Parascandolo e “il cielo di Sabra e Chatila” con l’autrice Eliana Riva, in collaborazione con Pagine Esteri, Legambiente, Emersa e Art-tre. Serata tutta al femminile con il racconto della Palestina che continua. Con le autrici sono presenti Maria Teresa Imparato e Maria Rosaria Greco.

RACCONTO PALESTINA
Un giorno qualsiasi, un uccello si posa sulla finestra di una cella e propone al prigioniero che la occupa un accordo: «tu porti la matita, io porto le storie». Racconto dopo racconto, uomo e uccello come dolenti cantastorie raccoglieranno i fili della memoria e del trauma intergenerazionale dell’occupazione ancora in corso, tessendo con il puntello di immagini vigorose e potenti le trame tormentate di un popolo in ostaggio, dove l’ordito però resta la speranza di una solidarietà ma anche la determinazione di una resistenza più forte del sopruso. I tre incontri organizzati fra Napoli e Salerno fanno parte del tour nazionale dell’autore di presentazione del graphic novel che include ben 10 città italiane (Genova, Bologna, Rovereto, Milano, Venezia, Roma, Caserta, Napoli, Salerno, Messina).

MOHAMMAD SABAANEH
(Jenin 1978) vignettista e caricaturista, dal 2002 collabora con diversi giornali arabi, tra cui “Al-Hayat al-Jadida”, e in Italia le sue vignette vengono spesso riprese da riviste come “Internazionale”, “Left”, “Fumettologica”. Ha insegnato alla Arab American University di Ramallah, è membro dell’International Cartoon Movement e rappresentante per il Medio Oriente dell’organizzazione Cartoonists Rights Network International (CRNI). Insignito di vari premi, sia nei paesi arabi che nel resto del mondo, oltre a numerose mostre personali, ha partecipato a diverse pubblicazioni internazionali in Europa e in Medio Oriente. La Georgetown University ha utilizzato le sue caricature per una ricerca scientifica. Nel 2017 è stato invitato in qualità di intellettuale più influente a rappresentare i palestinesi alle Nazioni Unite. Nello stesso anno, Sabaaneh ha ricevuto il primo premio all’Estaque International Caricature Festival di Marsiglia. «Racconto Palestina», pubblicato nel 2021 negli Stati Uniti con il titolo «Power Born of Dreams», ha vinto il prestigioso Palestine Book Awards 2022, nel Regno Unito.

FEMMINILE PALESTINESEIl racconto dunque è il focus della decima edizione di Femminile palestinese, rassegna nata nel 2014 a cura di Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di Produzione teatrale Casa del Contemporaneo. Dal 2021 diventa una sezione del progetto più ampio denominato Mediterraneo contemporaneo, che da quella data approfondisce ogni anno un paese diverso e allarga la visione decoloniale a tutto il Mediterraneo. Femminile palestinese parla di Palestina attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, o comunque tramite il contributo di studiose della cultura e della società palestinese. E soprattutto lancia una sfida: coniugare due luoghi, quello femminile e quello palestinese, entrambi abitati da pregiudizi, entrambi calpestati e considerati marginali se non addirittura colpevoli. Ogni incontro permette di conoscere da vicino la Palestina e il Vicino Oriente, le tensioni culturali e sociali, i sapori, la musica, la letteratura, l’arte e ogni ospite diventa un pezzo di questo racconto.Il progetto si avvale di partenariati consolidati negli anni, come in questo caso l’Università di Napoli l’Orientale, in particolare il Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo, Pagine Esteri e la Comunità palestinese Campania, e si arricchisce ora della collaborazione di Legambiente, Emersa e Art.tre. Altre collaborazioni sono: il Comune di Salerno, l’Università degli studi di Salerno, la Fondazione Salerno Contemporanea, il Teatro Antonio Ghirelli, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ecc. Il quotidiano Il Manifesto è media partner.

 

Avevamo un concerto in programma per mercoledì 11 marzo, ore 20,30 al Teatro Ghirelli di Salerno con gli Hartmann, che presentavano il loro debut album “Trotula”. L’appuntamento faceva parte della settima edizione della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.

Per motivi legati all’emergenza sanitaria in corso il concerto viene rinviato e verrà riproposto al più presto.

Il titolo dell’album è ispirato a Trotula De’ Ruggiero, famosa donna medico della Scuola Medica Salernitana, che fu esempio straordinario di confronto culturale. Racchiudeva in se le conoscenze mediche del mondo arabo, ebraico, latino e greco, e, inoltre, già nel Medioevo, aveva donne che studiavano e insegnavano medicina, le “mulieres salernitanae” di cui Trotula era la più conosciuta. Di lei parla M° Antonio Petti nel testo che gli Hartmann usano come riferimento per il loro album.

Hartmann:
Daniele Apicella: percussioni, voce
Renata Frana: dilruba, disegno
Orsola Leone: voce
Gabriele Pagliano: contrabbasso, viola da gamba
Carlo Roselli: oud, robab, citola, voce, narrazione

Serena Bergamasco: disegno luci
Gabriele Loria: producer, live sound engineer

HARTMANN E ALBUM TROTULA
In concerto, musica, poesia e narrazione si intrecciano continuamente dando vita ad un universo sonoro immaginifico e seducente, amplificato dall’uso di strumenti provenienti anche dal mondo arabo e indiano. La musica degli Hartmann ha creato grande suggestione con il commento musicale eseguito durante l’incontro con la poetessa palestinese Jumana Mustafa, ospite della rassegna Femminile Palestinese lo scorso ottobre, che ha letto le sue poesie in arabo dalla raccolta “Inciampo non appena cammino lentamente”.

L’album Trotula, stampato in vinile e in formato digitale, contiene brani con testi originali dedicati al mar Mediterraneo, luogo di speranza e viaggi rocamboleschi, intessuto dalle rotte di viaggiatori e migranti di ogni epoca, approdo mitico e concreto, ma anche pozzanghera nella quale l’Africa annega portando drammaticamente ognuno di noi a ripensare il significato di Civiltà.

Coprodotto con la Label Rupa Rupa records, “Trotula” è finanziato in crowfunding, con contributi provenienti da tutta Italia e da diversi paesi europei. In occasione del concerto è stato prodotto un CD a tiratura limitata (100 copie numerate), una collaborazione tra Rupa Rupa Records, Femminile Palestinese e teatrisospesi con brani dell’album e alcuni inediti

Info 3499438958
teatroghirelli@casadelcontemporaneo.it

FEMMINILE PALESTINESE – VII EDIZIONE
Il concerto degli Hartmann doveva chiudere la mostra “Comunicare la Palestina, una narrazione diversa” curata da Pino Grimaldi e Enrica D’Aguanno, alla quale hanno aderito 19 designer della comunicazione (Teatro Ghirelli, 31/01 – 11/03). La mostra precedentemente è stata esposta a Napoli in Accademia di Belle Arti (29/11 – 10/01) con la quale nasce questo progetto di comunicazione sociale. Dopo Salerno la mostra sarà esposta a Milano, nella sede AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva che ha dato il patrocinio all’iniziativa. Le date sono da definirsi vista l’incertezza attuale di programmare un calendario.

La quinta edizione della rassegna “Femminile palestinese” si chiude con la scrittrice Adania Shibli, considerata fra le voci più significative della letteratura contemporanea palestinese. La Shibli è stata con noi due giorni.

Il 23 ottobre a Palazzo Du Mesnil, in un affollatissima sala delle conferenze, ci ha parlato della straordinaria collezione di libri raccolti nella biblioteca del grande pensatore al-Sakakini di Gerusalemme, che fu interamente svaligiata nel 1948 dagli impiegati di quella che all’epoca si chiamava biblioteca nazionale ebraica, oggi diventata Biblioteca nazionale d’Israele. I preziosissimi volumi, come molti altri sottratti ai loro proprietari costretti a lasciare le loro case durante la pulizia etnica di quell’anno, (parliamo di oltre trentamila libri) furono classificati ed etichettati con le lettere Ap, che stavano per Abandoned Property, proprietà abbandonata.

Il 24 ottobre invece c’è stato il confronto letterario fra Adania Shibli e la scrittrice britannica di origine palestinese Selma Dabbagh, moderato da Monica Ruocco, docente di lingua e letteratura araba all’università degli studi di Napoli l’Orientale.

La rassegna ritorna il prossimo anno, con la sesta edizione che prevede appuntamenti fra Salerno, Napoli e Roma. Il programma 2019, fra gli altri appuntamenti, soprattutto prevede la realizzazione di un progetto di comunicazione sociale in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli: “Comunicare la Palestina. Una narrazione diversa” che coinvolge 19 designer della comunicazione italiani per la creazione di poster con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso una narrazione diversa da quella dominante. I vari lavori poi saranno oggetto di una mostra, di un catalogo e di una tavola rotonda, sul tema della comunicazione sociale e sull’importanza di coniugare l’arte all’impegno politico e sociale. La mostra sarà a cura di Pino Grimaldi, docente di design in Accademia di Belle Arti di Napoli.

La rassegna “Femminile palestinese” con le ultime edizioni si colloca fra le manifestazioni di rilievo a livello nazionale che promuovono la cultura araba e in particolare quella palestinese.

Il progetto è promosso e sostenuto dal Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo, con il partenariato di Università degli studi di Salerno, Università degli studi di Napoli l’Orientale, Comune di Salerno, Fondazione Salerno Contemporanea, Accademia di Belle Arti di Napoli, Comunità palestinese Campania, Nena News Agency. Il quotidiano Il Manifesto è media partner.

 

Nell’ambito della rassegna Femminile palestinese, la libreria Tamu, il 24 ottobre alle ore 18,30, ospita un confronto sulla letteratura palestinese con la presenza delle due scrittrici Adania Shibli e Selma Debbagh. Modera Monica Ruocco, docente di lingua e letteratura araba dell’Università degli studi di Napoli “l’Orientale” – dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo.

Adania Shibli, nata nel 1974 nell’Alta Galilea in un villaggio all’interno del confine israeliano, oggi vive tra Berlino, Ramallah e Gerusalemme. Dopo aver compiuto studi in comunicazione e giornalismo, lavora nel campo delle arti visive e collabora con importanti istituzioni culturali palestinesi come al-Hakawati Theater di Gerusalemme e il Sakakini Cultural Centre di Ramallah. Scoperta da autori come Mahmoud Darwish, sulla cui rivista “al-Karmil” pubblica i primi racconti, Adania Shibli oggi è considerata una delle voci più interessanti della giovane letteratura dei Territori Occupati.

 

In italiano sono tradotti il romanzo Sensi (trad. di Monica Ruocco, Argo ed., 2007) e la raccolta di racconti Pallidi segni di quiete (a cura di M. Ruocco – Argo ed., 2014), oltre a pubblicazioni uscite su varie riviste letterarie. Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese e anche in ebraico.

Selma Dabbagh, nata a Dundee, Scozia, 1970, è una scrittrice britannica di padre palestinese e madre inglese. La parte palestinese della famiglia di Selma viene da Jaffa, dove suo nonno è stato arrestato numerose volte dagli inglesi per le sue opinioni politiche. La famiglia fu costretta a lasciare Jaffa nel 1948 e si è rifugiata in Siria per poi trasferirsi in diverse parti del mondo. Selma Dabbagh ha vissuto in Arabia Saudita, Kuwait, Francia e Bahrein e ha lavorato come avvocato per i diritti umani a Gerusalemme, Il Cairo e Londra. “Fuori da Gaza” (trad di B. Benini – Il Sirente ed., 2017) èil suo primo e acclamato romanzo, Guardian Books of the year per due anni consecutivi è stato tradotto in francese e arabo.

Nell’ambito della rassegna Femminile palestinese, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo, il 23 ottobre 2018, alle 16,30 a Napoli presso la sala conferenze di Palazzo Du Mesnil, si tiene l’incontro con la scrittrice palestinese Adania Shibli. Dialoga con lei Monica Ruocco, docente di lingua e letteratura araba dell’Università degli studi di Napoli “l’Orientale” – dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo.

La scrittrice, nata nel 1974 nell’alta Galilea, è considerata una delle voci più importanti della letteratura contemporanea palestinese. Oggi vive tra Berlino, Ramallah e Gerusalemme. Vincitrice di numerosi premi, attira l’attenzione di scrittori e critici palestinesi, tra cui Mahmud Darwish che la invita a pubblicare i suoi racconti sulla rivista al-karmil, da lui fondata a Beirut nel 1981, e ripubblicata a Ramallah dal 1996.

 

“Crescere in Palestina vuol dire essere sottoposti al tentativo di Israele di far scomparire i palestinesi”, racconta in un’intervista la Shibli, che oppone a questo l’affermazione della propria identità, a iniziare dalla lingua. Sebbene conosca perfettamente l’inglese e l’ebraico, Adania scrive in arabo dedicando una particolare attenzione all’aspetto linguistico, con una potenza narrativa essenziale e spesso fatta di immagini. Con lei si delinea un nuovo modo, molto interessante, di fare letteratura nei territori occupati.

In italiano sono tradotti il romanzo Sensi (trad. di Monica Ruocco, Argo ed., 2007) e la raccolta di racconti Pallidi segni di quiete (a cura di M. Ruocco – Argo ed., 2014), oltre a pubblicazioni uscite su varie riviste letterarie.

Con Adania Shibli è previsto un doppio incontro: il giorno dopo, 24 ottobre, presso la libreria Tamu in via Santa Chiara 10, la Shibli incontra la scrittrice Selma Dabbagh, in un confronto letterario, moderato da Monica Ruocco. La Dabbagh è autrice di Fuori da Gaza, (trad di B. Benini – Il Sirente ed., 2017).

Selma Dabbagh, nata a Dundee, in Scozia nel 1970, è una scrittrice britannica, di madre inglese e padre palestinese originario di Jaffa. La Dabbagh ha vissuto in Arabia Saudita, Kuwait, Francia e Bahrein e ha lavorato come avvocato per i diritti umani a Gerusalemme, Il Cairo e Londra. “Fuori da Gaza” è il suo primo e acclamato romanzo, “Gardian Book of the year” nel 2012, è stato tradotto in francese e arabo.

Incontro cn Arwa Abu Haikal a Salerno (foto di Mary Ciaparrone)

 

Incontro con Arwa

Arwa Abu Haikal a Salerno (foto Maria Rosaria Greco)

Arwa è una donna libera e forte, nelle sue vene scorre il sangue degli Abu Haikal di Hebron. È a Salerno nella rassegna “Femminile palestinese” per raccontare la sua storia, nel talk “Incontro con Arwa” a cura di Maria Rosaria Greco, organizzato insieme a International Napoli Network, Casa del Contemporaneo e NenaNews Agency, il 21 marzo 2016, ore 19,00 presso il Bar Libreria G. Verdi, presentato da Sara Cimmino. Il sottotitolo della terza edizione di questa rassegna al femminile è “l’occupazione oggi” e Arwa ci porta con sé, nella vita di tutti i giorni, fra quelle strade fantasma piene di checkpoint, in quelle scuole e case violate dai militari armati, in quella che forse più di tutte in Palestina è la città emblema dell’occupazione.

La rassegna “femminile palestinese” quest’anno arriva alla terza edizione e affronta il tema del contemporaneo: “l’occupazione oggi” è il sottotitolo del 2016 e vuole analizzare qual è il quadro attuale della Palestina. L’edizione precedente aveva come sottotitolo “di storia in storia” e il focus era la narrazione, il recupero della memoria, ora è necessario capire bene qual è lo scenario a cui si è arrivati dopo quasi 70 anni di occupazione. In questa riflessione il ruolo della donna è ancora una volta centrale per come sa ridisegnare e mettere in discussione i confini e le narrazioni dominanti.

 

 

Questo tenutosi lunedì 21 marzo 2016 è il primo incontro che ci introduce nel tema dell’occupazione con una straordinaria testimonianza femminile.

Arwa Abu Haikal di Hebron è simbolo di resistenza non violenta. Lei, sua madre Feryal e la famiglia da anni resistono agli attacchi dei coloni e dei militari israeliani che cercano di cacciarli da Tel Rumeida Qui siamo in area H2, controllata da Israele. Tutto inizia nell’aprile del 1968 quando il rabbino Moshe Levinger, con la scusa di trascorrere la Pasqua ebraica qui, arriva con un primo nucleo di coloni che si stabiliscono al Park Hotel, nel cuore di Hebron, per non andare mai più via e continuare progressivamente dal suo interno l’occupazione della città. Poi nel febbraio 1994 il colono Baruch Goldstein, un fanatico di origine americana, entra nella moschea e spara sui fedeli in preghiera, uccidendo 29 palestinesi. Dopo la strage subita, paradossalmente i palestinesi vengono puniti con il protocollo di Hebron del 1997, (doveva essere provvisorio) che divide la loro città in H1 e H2. Dopo 22 anni, in H2 vivono circa 600 coloni protetti da 2000/3000 militari israeliani. Prima della divisione, i palestinesi residenti nella Città Vecchia erano 10mila, dopo quella data con il tempo il 96% dei palestinesi ha abbandonato l’area. È umanamente impossibile vivere in un luogo in cui i coloni occupano con la forza la tua casa che appartiene da secoli alla tua famiglia, in cui sei costretto a subire aggressioni e umiliazioni giorno dopo giorno, in cui l’esercito israeliano chiude il tuo negozio arbitrariamente senza sapere fino a quando. Arwa e la sua famiglia Abu Haikal resistono nonostante tutto.

 

Incontro con Arwa Abu Haikal a Salerno (foto Mary Ciaparrone)

 

Ci ha particolarmente colpito una frase con cui Arwa ha concluso una chiacchierata parlando della vita quotidiana a Tel Rumeida: “Welcoming a new day with no explanation for what is going to happen. For us and our families – Diamo il benvenuto ad un nuovo giorno in cui non ci sono spiegazioni per quanto succederà. A noi e alle nostre famiglie”. Le sue parole sono insieme amare e di grande lucidità. Spiegano lo stato d’animo di chi, giorno dopo giorno, affronta l’occupazione militare in solitudine, nel silenzio della comunità internazionale, eppure dando il benvenuto a un nuovo giorno con grande forza e determinazione. In questa frase è racchiuso il radicamento profondo alla terra e l’appartenenza alla famiglia. “resisteremo” sembra dire a tutte noi” E noi vogliamo stare con Arwa, con gli Abu Haikal, con tutte le donne e gli uomini che, pur vivendo a Hebron, sanno essere liberi dando il benvenuto a un nuovo giorno.